Pilates Reformer: moda del momento o perdita dell’essenza?
Negli ultimi tempi in Italia sembra che tutti vogliano fare Pilates Reformer. Come se la parola Pilates fosse diventata sinonimo di Reformer. Ma è davvero così?
Fino a poco tempo fa, molti non conoscevano nemmeno il Pilates Matwork, cioè gli esercizi a corpo libero. Con l’arrivo del Reformer, invece, la curiosità è esplosa: questo macchinario versatile e stimolante ha catturato l’attenzione di molti, rendendo più “accessibile” il Pilates, anche a chi non aveva mai provato il metodo.
Il Reformer: strumento versatile, ma non tutto il metodo
Negli Stati Uniti, dove ho vissuto per quasi 13 anni, le lezioni di Reformer sono parte della vita quotidiana di chi pratica Pilates. Ma ricordiamolo: Joseph Pilates ha creato un sistema che si può fare su diversi macchinari o anche a terra.
Il Reformer è senza dubbio il preferito: permette movimenti vari e personalizzabili, ed è molto apprezzato sia dagli insegnanti che dagli allievi. Ma ridurre tutto a un unico macchinario rischia di farci perdere la vera essenza del metodo.
Oltre il trend: consapevolezza e metodo
In America, il Pilates si è già evoluto, mescolando il Reformer con fitness e functional training. Qui in Italia, invece, siamo ancora nel pieno del trend: vogliamo risultati immediati e movimenti “pronti all’uso”.
Ma il Pilates non è solo eseguire esercizi: è imparare a muoversi con consapevolezza, capire il proprio corpo e pensare il movimento. Se limitiamo tutto a coreografie sul Reformer, rischiamo di perdere il vero valore del metodo.
Il Pilates: un sistema, non solo un macchinario
Il Pilates Reformer è fantastico, ma il segreto sta nel comprendere il sistema che lo sostiene. Solo così possiamo ottenere benefici reali e duraturi, senza fermarci alla superficie di una moda del momento.
Perché alla fine, il Pilates non è solo fare esercizi: è imparare a muoversi meglio, con metodo e consapevolezza.